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STORIA DELLA CERAMICA

Una delle maggiori conquiste dell’età neolitica è stata indubbiamente la ceramica, la cui scoperta deve essere stata del tutto casuale: una volta compreso che l’argilla, impastata e lavorata, sotto l’azione del fuoco si consolidava, era comodo forgiarla prima della cottura per poi poterla sfruttare come recipiente e contenitore. Sembra che di queste operazioni si occupassero le donne, in quanto agli uomini era riservata la produzione di mezzi di sussistenza o, al limite, l’arte religioso-sepolcrale (costruzione di dolmen, menhir, ecc.). La pasta era di solito argilla naturale non decantata, terra a base di silicato di alluminio e con un colore che va dal grigio al rossiccio (in base alla quantità di ossido di ferro presente); le forme si ricavavano dalla manipolazione del blocco di pasta, oppure utilizzando una forma che poi veniva estratta , oppure ancora con la sovrapposizione a spirale di cilindretti di terra che poi venivano livellati: in ogni caso, l’oggetto  veniva essiccato a temperatura ambiente e poi cotto vicino al fuoco.

La parola ceramica  viene dal greco kéramos.

L’arte della ceramica risale  a circa 10.000 anni fa, mentre l’uso del tornio si diffuse a partire dal 3.000 a.C. Questo prezioso strumento per lavorare l’argilla è costituito da una ruota girevole che permette di realizzare l’oggetto modellandolo con le mani, ottenendo così una forma perfettamente simmetrica. Il tornio si utilizza in particolare per la creazione di vasi, piatti, ciotole, brocche e per la decorazione degli stessi. L’utilizzo di questo strumento, che permetteva una lavorazione più veloce e perfezionata, si diffuse dapprima in Egitto e Mesopotamia (e da qui successivamente in tutto il mondo); in seguito ci si avvalse anche dell’uso degli stampi con i quali era possibile ottenere più copie uguali dalla stessa forma originaria.

LAVORAZIONE DELL’ARGILLA

Le fasi della lavorazione dell’argilla sono: la foggiatura a mano, per dare una forma a ciascun oggetto, poi una lenta essiccazione per

eliminare l’acqua presente nell’impasto della terra e quindi la cottura nel forno. Quest’ultimo anticamente era alimentato a legna .Oggi comodi forni alimentati a elettricità o gas sostituiscono egregiamente e con più precisione le fasi di cottura.

Dopo questa fase si ottiene il pezzo di terracotta detto anche “biscotto”. Durante la cottura l’argilla subisce modificazioni fisiche che ne cambiano la struttura e rendono l’oggetto solido e poroso all’acqua. A questo punto è possibile rivestirlo di uno strato di smalto che consente di preparare una base bianca o colorata su cui eseguire la decorazione. Una ultima cottura a circa 1000 gradi  fissa i colori e vetrifica la superficie degli oggetti. Da questa lavorazione si ottengono le maioliche o faenze.

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